Il mio non è un appello, ma un atto d’amore e di speranza rivolto agli elettori di destra, delusi da Berlusconi, dal Pdl; professionisti, imprenditori, studenti, lavoratori, uomini e donne, giovani, che hanno creduto nel Cavaliere, forzisti della prima ora. La mia è un’esortazione rivolta anche ai delusi della sinistra, che fino a ieri, hanno sperato in buona fede, in un riformismo vero; agli italiani, insomma, che hanno vissuto sulla loro pelle il fallimento di una politica e di un’intera classe dirigente, sia a livello nazionale, sia a livello locale.
Sto parlando, amici, di futuro e di passato. E sì, dobbiamo dirlo, Berlusconi, Maroni, Bersani, Grillo e Vendolasono il passato. Sono l’errore che non va ripetuto e la risposta sbagliata, il falso futuro che non deve ingannare.
E’ passato il centro-destra che si presenta alle elezioni diviso, spacchettato, frammentato, in piccoli partiti, con un Pdl egemone ma in caduta libera, sempre più virtuale e di plastica, sempre più vittima e ostaggio degli umori di un capo grottesco che non si rassegna a farsi da parte, che ormai ha fatto il suo tempo, con le sue promesse disattese, le sue illusioni deluse e il flop della sua modernizzazione mancata e della rivoluzione liberale solo annunciata e mai compiuta. Un Pdl non più “partito degli italiani”, ma desolatamente “partito personale di Silvio e dei suoi fan e famigli”.
Fratelli d’Italia e La Destra, inoltre, sono solo piccoli apparati residuali che servono unicamente ad assicurare qualche poltrona per una nomenklatura scadente e scaduta. Copia sbiadita di quella che fu An. Pdl, Destra e Fratelli d’Italia, lo ripeto, sono il passato. Morto e sepolto. Inutile riesumarlo, resuscitarlo per l’ultimo giro di valzer elettorale. Inutili le promesse da compravendita dei voti, stile Lauro: nemmeno la farsa della restituzione dell’Imu (a cui si è aggiunta la famosa lettera-truffa propagandistica inviata agli italiani), la riduzione delle tasse, il ridimensionamento del redditometro e di Equitalia, potranno servire a far tornare indietro le lancette della storia. La gente non si farà più ingannare, si è svegliata, è cresciuta: Imu, Equitalia, Redditometro, tra l’altro, sono tutti regali dei governi Berlusconi.
E, come se non bastasse, Berlusconi ha riproposto la stessa vecchia e usurata alleanza con la Lega, un film già visto, un duo già morto prima di ripartire. Già, come in passato, litigano su tutto, sul nome del capo-coalizione, sul nome del prossimo premier, sulla secessione, sui valori comuni e sulla spendibilità futura diTremonti, padre dell’Imu, del redditometro, di Equitalia e delle Finanziarie rapina che hanno impoverito gli italiani.
E’ passato, anche, la vecchia sinistra di Bersani e di Vendola, figlia di un ideologismo sessantottino, astratto e impolitico, da eterni anni Settanta, uno schieramento che non esce dalla logica della spesa pubblica, dell’assistenzialismo, degli ammortizzatori sociali come panacea di ogni crisi, del materialismo e del relativismo.
E, se è passato il vecchio bilpolarismo del centro-destra e del centro-sinistra che abbiamo conosciuto finora, con le sue coalizioni immobiliste, conservatrici dello status quo, imprigionate dai loro blocchi sociali di riferimento, dalle caste e dalle corporazioni refrattarie ad ogni cambiamento e riforma; non sono il futuro i vari Grillo o i vari Ingroia. Il primo, una specie di Marx cibernetico, una sintesi tra bolscevismo populista e nichilismo mediatico, tra utopismo democratico via web e dittatura carismatica. Non è con ivaffa demagogici che si può costruire il futuro. Non è mandando un gruppo di dilettanti allo sbaraglio in Parlamento, senza competenze e professionalità, che l’Italia può risorgere dal basso.
Il secondo (Rivoluzione civile), è l’ennesima, ulteriore declinazione, filiazione, del moralismo giacobino, giustizialista. Leader alla Robespierre o alla Masaniello che si ritengono l’incarnazione religiosa del bene, della morale, dell’etica, che si sbranano tra loro (basta ricordare le liti tra ex magistrati, tra Ingroia, Di Pietro) e che si spartiscono addirittura le spoglie di un altro magistrato morto, un eroe come Borsellino.
Il futuro, invece, siamo noi: Scelta Civica a partire dalle elezioni si trasformerà in soggetto-costituente, per diventare il vero, nuovo, partito dei moderati (del resto, la sua identità naturale), soggetto politico del centro-destra autentico, la casa dei liberali, dei cattolici, dei conservatori e dei riformatori, capaci di nuove sintesi. Il nostro album di famiglia è composto da tanti grandi italiani, che hanno fatto grande la nostra storia, la nostra patria e la nostra identità (al cui cospetto Berlusconi, Maroni, Bossi, Tremonti impallidiscono), ossia: De Gasperi, Don Sturzo, Cavour, Giolitti, Einaudi, Croce, Prezzolini, Del Noce.
Il percorso di Scelta Civica è già inziato. Non si potrà più fermare. Moderati, forzisti della prima ora, venite con noi, votate Scelta Civica. Se avete a cuore il destino, il futuro dell’Italia, della sua unità nazionale, della vostra famiglia, il futuro dei valori fondanti della nostra tradizione, se avete a cuore il lavoro, l’economia, l’impresa, il made in Italy, il benessere della classe media.
Non dimenticate: Monti, autentica riserva e risorsa della Repubblica, è andato al governo sulle ceneri degli errori della vecchia classe politica: per l’incapacità del governo Berlusconi e per il suo fiasco (numeri, spread e dati alla mano) e per la vigliaccheria di certa sinistra, che vuole solo fare opposizione, pregiudiziale, ideologica, ma teme di andare a Palazzo Chigi, teme di assumersi le proprie responsabilità rispetto ai cittadini.
Questa esperienza tecnica del governo Monti, ha fatto svegliare la società civile, i veri tecnici della vita, i testimonial del presente, i veri competenti. Uomini e donne del fare e non del pensare in astratto, che hanno deciso di rimboccarsi le maniche per il bene di tutti, per l’interesse generale, per la polis, la buona e nuova politica.
Un impegno che non si fermerà e andrà oltre il 24 febbraio. L’Italia dei Mario (Monti, magari prossimo ministro dell’economia), dei Gianfranco (magari mi candido ministro del Lavoro), dei Luca (ministro del made in Italy, dei rapporti commerciali con l’estero), degli Andrea (ministro delle politiche comunitarie o ancora della coperazione), e di tante donne candidate o come chi ci legge, è in marcia.
Pubblicato su Intelligonews