Il blocco della rivalutazione degli assegni previdenziali sopra tre volte il minimo per gli anni 2012 e il 2013 – decisione assunta nel 2011 con il voto favorevole di centrodestra e centrosinistra – fu dettato da una profonda necessità del Paese: mettere in salvo i conti dello Stato, assicurare il pagamento di tutte le pensioni (soprattutto di quelle dei meno abbienti) e restituire un futuro ai giovani italiani.
Quella necessità di equità tra le generazioni è ancora profondamente attuale e nessuno può sostenere che non si tratti di un principio fondante della costituzione formale e sostanziale dell’Italia. Per questo, sono molti i cittadini aventi diritto a quel rimborso pensano che sia sbagliato scaricare un costo ulteriore sul futuro e su chi lo vivrà. Questa è purtroppo la conseguenza della famosa sentenza della Corte Costituzionale. Quei rimborsi finiranno per aumentare ancora di più la differenza tra i contributi effettivamente versati e gli assegni goduti.
Quel rimborso è un diritto, ma non un obbligo. Con questo sito lancio dunque il comitato “Rivalutiamo il futuro – NO al rimborso”. Si potranno iscrivere e partecipare quanti credono che un’Italia migliore si costruisce anche a partire dalla rinuncia di questi “diritti acquisiti”. Il comitato sarebbe la testimonianza più esplicita che c’è un’Italia che ha ormai cambiato profondamente mentalità, scegliendo le leve della responsabilità e dell’equità.
Gianfranco Librandi