Giovedì 24 Settembre 2015, Camera dei Deputati.
La mia dichiarazione di voto, a nome di Scelta Civica, su:
Disegno di legge su rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato per l’esercizio finanziario 2014 e disposizioni per l’assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l’anno finanziario 2015. (A.C. 3305).
Testo della mia dichiarazione:
Gentile Presidente, onorevoli Colleghi, rappresentanti del Governo,
l’approvazione del Rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato per l’esercizio finanziario 2014 e dell’ Assestamento del Bilancio 2015 ha una valenza doppia: da un lato essi sono un passaggio tecnico fondamentale del ciclo di bilancio; dall’altro, ci offrono l’occasione per fare il punto sull’azione di governo, verificando i risultati e gli effetti dei provvedimenti adottati nel 2014 ed analizzando le prospettive e le aspettative per l’anno in corso e quelli futuri.
Scelta Civica esprimerà un voto favorevole ai provvedimenti in esame, non per adesione preconcetta ad uno schema di maggioranza, ma per convinzione. Giorni fa ho confrontato le misure principali finora adottate da questo governo con i programmi elettorali del 2013 del centrosinistra guidato da Bersani, del centrodestra di Berlusconi, del M5S di Grillo e della coalizione guidata allora da Mario Monti e animata dalle donne e dagli uomini di Scelta Civica. Ebbene, sul mercato del lavoro, sul fisco, sulla scuola, sulla giustizia e sull’innovazione, l’azione del governo Renzi è molto più in linea con le ragioni e le proposte con cui noi ci presentammo agli elettori di quanto possano dire gli altri.
E questo accade non perché qualcuno abbia copiato qualcun altro, ma perché le ragioni che ci indussero all’impegno politico sono le stesse che guidano l’azione di questo governo: il coraggio delle riforme, il desiderio di riportare l’Italia ad occupare il posto che merita, l’ambizione di offrire a milioni di italiani giovani e meno giovani l’opportunità di lavorare e prosperare in un Paese dinamico, libero e innovativo.
A questo esecutivo – di cui facciamo parte con il nostro segretario politico – continueremo ad offrire il nostro potenziale di competenze e di visione. Siamo e saremo lealmente critici quando il governo fa meno di quel che può, ma sosterremo senza remore l’esecutivo se continuerà a muoversi sulla via delle riforme coraggiose.
I risultati di questa impostazione già si vedono ed ancora di più si vedranno nei mesi a venire: dopo aver sventato il rischio di un doloroso default, a cui altri ci stavano irresponsabilmente conducendo, il nostro Paese sta finalmente riprendendo quota.
Ne abbiamo avuto conferma proprio in questi ultimi giorni: il Prodotto interno lordo rivisto al rialzo, fino a sfiorare l’uno per cento; l’aumento dei consumi, dall’estate dello scorso anno cresciuti di oltre il 2 per cento; il tasso di disoccupazione che scende, anche se mai abbastanza; il boom dei mutui erogati, +82% nei primi sette mesi dell’anno; i due milioni di italiani in più che sono riusciti ad andare in vacanza. Tutto ci lascia pensare che possiamo iniziare a sperare.
Certo, restano ancora molti problemi da risolvere, gravi, numerosi, e preoccupanti, che minano nel profondo la nostra struttura economica e sociale.
Parto dal contrasto della povertà, a nostro giudizio una priorità assoluta. Nel 2014 un’ampia fascia di cittadini ha vissuto in condizioni di indigenza: secondo l’Istat, quasi 1 milione e mezzo di famiglie è in condizioni di povertà assoluta, per un totale di oltre 4 milioni di persone, mentre la povertà relativa coinvolge 2 milioni e 600 mila famiglie e quasi 8 milioni di persone. Ben 12 milioni di italiani che non riescono – o riescono con estrema difficoltà – ad arrivare a fine mese: un dato drammatico ed angosciante che deve essere in cima ai pensieri di chi governa il Paese.
Non siamo stati fermi, come confermato anche dal Rapporto Caritas sulle politiche contro la povertà, che sottolinea la positività degli interventi di supporto del reddito delle famiglie: non solo gli 80 euro, il bonus bebè o l’Assegno di Disoccupazione, ma anche lo stanziamento di 800 milioni di euro al Fondo Nazionale delle Politiche Sociali, al Fondo non autosufficienze ed al Fondo Nidi, con un incremento di quasi 200 milioni di euro rispetto all’anno precedente. Ma di più dobbiamo fare: signor presidente del Consiglio, lavoriamo ad un piano “Povertà Zero”.
Il 2014 ha visto l’approvazione di una serie di misure che stimolano e tolgono lacci e lacciuoli alla nostra economia: il decreto Irpef, con gli 80 euro netti in più per i lavoratori dipendenti con reddito fino a 24.000 euro, una boccata di ossigeno in una situazione generale di stagnazione dei consumi che diventerà strutturale l’anno successivo; il Jobs Act, con una rivoluzione del lavoro che il Paese aspettava da anni, e che secondo noi può essere ancora irrobustita con un’ulteriore dose di flessibilità per le imprese che vogliono assumere; lo Sblocca Italia, destinato a riavviare l’esecuzione di grandi opere ferme da tempo; la riforma della PA, il pacchetto cultura, il decreto competitività, le riforme istituzionali.
Un insieme di interventi che hanno dato una scossa all’Italia, che hanno ridato fiducia alle famiglie ed alle imprese, che ci hanno permesso di riguadagnare credibilità a livello internazionale ed i cui primi effetti già sono visibili nel rendiconto del 2014.
Su un fronte, quello della pressione fiscale, riteniamo che siano stati fatti passi in avanti, anche se pretendiamo molto di più.
Nel 2014 famiglie ed imprese hanno pagato meno imposte. Uno studio recentemente pubblicato dalla CGIA di Mestre –riferito ai primi 18 mesi di Governo Renzi, – ha quantificato in 7,1 miliardi il risparmio per le famiglie e in 8,3 miliardi per le imprese.
Il trend di riduzione della tassazione è parzialmente rispecchiato anche dal rendiconto 2014: le entrate tributarie di competenza totali ammontano infatti a 460,3 miliardi, rispetto ai 464,9 miliardi del 2013, con un’ulteriore conferma presente anche nella manovra di assestamento 2015 che presenta una proposta di riduzione delle entrate del comparto tributario di oltre 3 miliardi, oltre al resto parametrate ad una previsione iniziale di 447,3 miliardi.
Ancora molto resta da fare. Il premier ha annunciato un piano triennale di riduzione delle tasse, che partirà il prossimo anno dall’eliminazione della tassazione IMU e TASI sugli immobili per procedere successivamente ad importanti sgravi al mondo dell’impresa ed alle famiglie.
Apprezziamo in particolare – e ci piacerebbe che tale manovra potesse essere anticipata al 2016 – la riduzione della tassazione sul reddito delle imprese, affinché queste possano fare investimenti ed assumere personale.
Occorrono scelte coraggiose: l’Irap, ad esempio, andrebbe completamente abolita, come prevede la proposta del sottosegretario Enrico Zanetti. Allo stesso tempo siamo sempre dell’idea che debbano essere innalzati i limiti di utilizzo del contante; il tetto di 1000 euro si è dimostrato un flop, un boomerang che ha solo penalizzato i nostri operatori economici e danneggiato la già scarsa competitività del Paese.
Ma contestualmente alla riduzione dell’imposizione fiscale, il nostro Paese dovrebbe poter godere di una riduzione generalizzata della spesa pubblica. Come dimostra l’esperienza britannica, ad esempio, solo grazie ad un’autentica moderazione della spesa si potrà strutturalmente ridurre la tassazione.
Su questo fronte, il rendiconto 2014 ha due chiavi di lettura: il deficit pubblico è sotto controllo e l’avanzo primario è fra i migliori d’Europa; tuttavia, continuiamo ad avere sulla spesa corrente un aumento rispetto all’anno precedente, segno della necessità di un miglioramento della governance reale delle pubbliche amministrazioni.
Insomma, c’è la necessità di una maggiore responsabilizzazione della dirigenza pubblica. La revisione della spesa può e deve essere una buona pratica quotidiana, non solo un intervento straordinario da affidare ad un commissario di governo.
Per concludere, un bilancio quello del 2014 che riflette una situazione generale ancora fragile, ma piena di segnali importanti di ripartenza e di ripresa, frutto del lavoro che finora abbiamo messo in campo.
Scelta Civica continuerà come fatto finora ad incalzare e sollecitare il governo, di cui riconosce l’impegno e la concretezza, sui temi che stanno a cuore agli italiani: il lavoro, le tasse, la crescita, la competitività delle nostre imprese e non ultime le partecipate pubbliche, dove il Governo sembra intenzionato a seguire la linea indicata da Scelta Civica già nel 2013 che auspicava la loro liquidazione nel caso di soglie di fatturato minimo e della presenza di più amministratori che dipendenti .
Collaboreremo lealmente con questo Governo, come abbiamo sempre fatto e come continueremo a fare, perché questo Paese merita di vedere i risultati dei tanti sacrifici che gli italiani hanno sopportato. Su questi temi, caro presidente del consiglio e cari colleghi, Scelta Civica sarà un pungolo quotidiano.
Con questo spirito, annuncio il voto favorevole di Scelta Civica ai provvedimenti in esame.