Estratto dagli atti parlamentari del resoconto dell’assemblea – seduta 19 novembre 2014.
Interrogazione a risposta in Commissione:
LIBRANDI – Al Ministro dell’economia e delle finanze – (3-01169)
PRESIDENTE. L’onorevole Librandi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01169, concernente elementi e iniziative in relazione agli effetti sui consumi determinati dalle disposizioni recanti limitazioni all’uso del contante (Vedi l’allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.
GIANFRANCO LIBRANDI. Signor Presidente, illustrissimo Ministro, premesso che tra il 2010 e il 2011 il Governo italiano ha varato tre diversi provvedimenti, che hanno portato il limite dell’uso del contante da 12.500 a mille euro, tale regime di restrizione non trova eguali nei principali Paesi dell’Unione europea. La limitazione all’uso del contante penalizza i consumi dei turisti stranieri, essendo anche la previsione di deroga per i residenti in Paesi non UE inibita da severe regole burocratiche.
L’obbligo di utilizzo di strumenti alternativi al contante per transazioni superiori a 1.000 euro, comprime fortemente la privacy, comportando il tracciamento di dati personali, e costituisce un disagio operativo per le categorie meno abituate all’utilizzo di strumenti elettronici di pagamento, oltre che un sussidio forzoso a favore di istituti finanziari.
Si chiede all’illustrissimo Ministro se siano stati valutati gli effetti della limitazione all’uso dei contanti sui consumi italiani e di stranieri in Italia, e se si intenda procedere ad una modifica della disciplina italiana nella direzione di una maggiore sintonia con quella vigente negli altri Paesi dell’Unione europea come, per esempio, la Germania, dove non esistono limiti all’uso del contante, o la Francia, dove tale limite è fissato a 3.000 euro.
PRESIDENTE. Il Ministro dell’economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
PIER CARLO PADOAN, Ministro dell’economia e delle finanze. Signor Presidente, la previsione di una soglia all’utilizzo del denaro contante è stata introdotta per la prima volta nel 1991, con il decreto legge n. 143, e successiva conversione in legge. Questo recava: «Provvedimenti urgenti per limitare l’uso del contante e dei titoli al portatore nelle transazioni e prevenire l’utilizzazione del sistema finanziario a scopo di riciclaggio». Tale indicazione non è stato modificata nella sostanza nel corso degli anni. La limitazione prevista della soglia riguarda complessivamente il valore oggetto di trasferimento, indipendentemente dalla causale, e si applica anche alle cosiddette operazioni frazionate. Successivamente, il decreto legislativo n. 231 del 2007 ha vietato il trasferimento di denaro contante per importi pari, o superiori a 1.000 euro. Al generale divieto di utilizzo del contante per importi pari, o superiori alla soglia sono state previste due deroghe. La prima per gli operatori del settore commercio al minuto, e le agenzie di viaggio e turismo, che possono vendere beni e servizi ai cittadini stranieri non residenti in Italia entro il limite di 15.000 euro, utilizzando un’apposita procedura. Inoltre, la soglia per l’attività svolta dai cambiavalute con i clienti è elevata a 2.500 euro. Ricordo che alla normativa nazionale sull’uso del contante si aggiunge quella comunitaria, la terza Direttiva antiriciclaggio e il Regolamento n. 1889/2005 relativo ai passaggi di denaro contante al seguito attraverso le frontiere. Nel nostro Paese l’uso del contante è superiore a quello di alcuni Paesi europei, e si avvicina ai valori della Grecia e della Spagna. Sul fenomeno incidono fattori di abitudine, fattori culturali e anche fattori istituzionali, oltre che, naturalmente, la presenza di una vasta area di economia sommersa ed evasione fiscale. Inoltre, in Italia è minore l’utilizzo di strumento di pagamento elettronici, per quanto la loro diffusione non è distante dalla media europea.
La scelta di limitare la circolazione del contante e di procedere ad un progressivo abbassamento della soglia, è motivata dall’esigenza di fare emergere le economie sommerse in considerazione del vasto utilizzo di tale modalità di pagamento in Italia e alla necessità di aumentare la tracciabilità delle movimentazioni finanziarie per contrastare il riciclaggio dei capitali di provenienza illecita; l’evasione e l’elusione fiscale. Va ricordato, poi, l’elevato costo di gestione del contante, che secondo le più recenti stime, comporta un onere in media pari allo 0,4 per cento del PIL, che diventa 0,5 in un Paese come l’Italia, per un ammontare pari a circa 8 miliardi di euro l’anno. La normativa volta a limitare la circolazione del contante, se rafforzata da interventi paralleli tesi ad incentivare l’utilizzo della moneta elettronica e degli altri strumenti di pagamento, produce prevedibili effetti positivi sui consumi.
PRESIDENTE. Il deputato Librandi ha facoltà di replicare.
GIANFRANCO LIBRANDI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Padoan, per la risposta che, comunque, ritengo nel complesso, insoddisfacente. La drammatica situazione economica che stiamo vivendo ci impone di prendere provvedimenti forti, concreti ed immediati. È necessario dare una spinta ai consumi, il bonus di 80 euro certamente non basta, ma di fronte ad uno strumento che potrebbe contribuire a portare qualche risultato, si preferisce dire di «no» ed alzare le barricate. Non è certo un caso che molti Paesi europei si muovano in una direzione opposta a quella italiana: la Germania, prima economia europea, non impone limiti all’uso del contante, nonostante l’economia sommersa incida sul suo PIL per il 10 per cento circa. Quindi, non sarà certo la carta di credito lo strumento che ci permetterà di battere l’evasione fiscale. Anche nei Paesi Bassi non esistono limiti, mentre in altri Paesi i vincoli imposti sono meno restrittivi che in Italia, ricordo, per esempio, la Spagna con 2.500 euro o la Francia con 3.000 euro.
Lei ha fatto degli esempi di Paesi con un’economia veramente molto più bassa della nostra.