Camera dei Deputati, 4 maggio 2016
Interrogazione a risposta scritta al Presidente del Consiglio dei Ministri, dott. Matteo Renzi ed al Ministro degli Affari Esteri On. Paolo Gentiloni
Premesso che:
Nel corso degli ultimi due anni, il governo italiano ha dato prova di una rinnovata ed efficace capacità di leadership europea, affrontando da protagonista le principali sfide all’ordine del giorno dell’Unione Europea: la crisi finanziaria della Grecia, la questione dei rifugiati politici, la stabilizzazione della Libia, la modernizzazione dei parametri economici di stabilità e crescita;
tra le questioni aperte di natura politica ed economica, su cui l’Unione Europea è oggi chiamata ad esprimersi, c’è senza dubbio il rapporto con la Federazione Russa, deterioratosi a seguito della crisi del 2014 tra Russia e Ucraina;
l’annessione unilaterale della Crimea da parte della Russia e il supporto più o meno esplicito offerto ai separatisti di Donetsk e di Lugansk sono considerate dall’Unione Europea delle gravi violazioni del diritto internazionale; la reazione dell’Unione Europea e dei suoi paesi membri è stata positiva e inequivocabile, perché ha mostrato all’opinione pubblica internazionale quanto i valori di democrazia,pace, libertà e rispetto assoluto dei diritti umani siano per noi europei un pilastro irrinunciabile ed una prospettiva a cui la stessa Russia deve tendere;
lo strumento adottato – le misure sanzionatorie alla Russia, a cui il governo di Mosca ha inevitabilmente reagito con delle contro-sanzioni – aveva ed ha lo scopo di indurre la Russia ad accettare il piano del dialogo e del confronto con la comunità internazionale e, in particolare, con l’Unione Europea; da questo punto di vista, è molto apprezzabile la posizione del governo italiano, che ha sempre evidenziato (da ultimi in occasione del Consiglio Europeo di dicembre 2015, che ha esteso le sanzioni fino al luglio 2016) come le sanzioni non siano e non possano essere un fine in sé, ma esclusivamente un mezzo temporaneo;
in ottica economica, è evidente come nell’ultimo biennio le sanzioni abbiano provocato danni evidenti alla produzione e all’export europeo: per l’Italia, secondo recenti stime della CGIA di Mestre, si sono persi circa 3,6 miliardi di euro di export annuale verso la Russia(da 10,7 miliardi di euro nel 2013 a 7,1 miliardi nel 2015), in prevalenza nel settore manifatturiero e agroalimentare, ma anche in quelli della difesa, dell’energia e della finanza; nell’importante settore dei macchinari, si è passati da quasi 2,9 miliardi di esportazioni nel 2013 a 2,2 miliardi nel 2015, con un calo di quasi 700 milioni; in prospettiva, per i comparti più identificativi del Made in Italy, il rischio è la diffusione nel mercato russo di prodotti di imitazione, l’allentamento dei tradizionali legami tra industria italiana e russa e il consolidamento di rapporti commerciali con altri paesi; secondo la Coldiretti, i prodotti agroalimentari italiani più colpiti dall’embargo sono stati la frutta, le carni, i formaggi e i latticini, per un valore nel 2015 stimato in 240 milioni di euro; agli effetti diretti vanno aggiunti quelli indiretti, dovuti alla mancanza di sbocchi di mercato che ha fatto crollare le quotazioni di alcuni prodotti agricoli europei nel lattiero caseario, nella carne e nell’ortofrutta;
da più parti, è stato osservato come lo strumento delle sanzioni non abbia dimostrato particolare efficacia, soprattutto rispetto ad un paese come la Russia, unanimemente considerato determinante per garantire la sicurezza internazionale in un quadro euro-asiatico particolarmente instabile e attraversato dai grandi rischi del terrorismo di matrice islamista;
per sapere:
cosa il governo italiano stia facendo e intenda fare nei prossimi mesi, in ambito bilaterale con la Federazione Russa e nell’ambito dell’Unione Europea, per la normalizzazione dei rapporti tra la UE e la Russia, la ripresa di una piena collaborazione politica ed economica tra le due realtà e dunque il superamento del regime sanzionatorio, i cui costi economici e sociali hanno purtroppo depotenziato la capacità di ripresa e di sviluppo dell’economia italiana negli ultimi due anni.
Librandi