Quando era candidato alla presidenza della Repubblica francese, Emmanuel Macron esprimeva spesso la propria ammirazione per l’esperienza di Matteo Renzi alla guida del governo italiano. Piaceva al giovane statista francese l’idea di un leader di sinistra che innovava e rompeva i vecchi tabù – sul mercato del lavoro, sul fisco o nel posizionamento internazionale – perché anticipava quella che sarebbe poi stata la sua “rupture” nella politica francese. Sia per il leader di En Marche che per il segretario del Partito Democratico il confronto politico non si gioca più tra destra e sinistra, ma tra innovazione e conservazione, e soprattutto tra chi vuole salvaguardare e migliorare l’Europa unita e chi vuole distruggerla per miopi riflessi sovranisti.
A inizio 2017, prima delle elezioni francesi (e quelle austriache e olandesi), sembrava che dichiararsi europeisti fosse vergognoso è controproducente. Chi ha continuato a farlo a testa alta, sfidando i populisti anche nella fase peggiore, oggi può guardare al futuro con maggiore ottimismo.
Per questo condivido in pieno la suggestione del direttore del Foglio, secondo cui il Pd dovrebbe reagire alle “cinque stelle” inserendo le dodici stelle della bandiera europea direttamente nel proprio simbolo di partito. Sarebbe più di un programma politico, sarebbe un impegno storico. Per la stessa ragione, credo che politicamente Renzi e Macron debbano oggi diventare i principali sostenitori di Angela Merkel, aiutarla a far sì che la Germania resti il motore e il riferimento del processo di integrazione europea, anche dopo le elezioni tedesche, che hanno inevitabilmente mutato gli equilibri interni. Lasciamo i vaneggiamenti e le accuse alla “cattiva Germania” ai Salvini, ai Di Maio e ai loro omologhi stranieri. Noi siamo invece consapevoli che nemmeno la Germania, da sola, può affrontare le grandi sfide del nostro tempo, l’immigrazione, la difesa e la lotta al terrorismo, la creazione di lavoro, l’innovazione tecnologica ed energetica. Abbiamo dunque bisogno che i principali leader nazionali (peraltro Renzi iscritto al Pse, Merkel al Ppe e Macron vicino all’Alde) assumano una iniziativa comune per il rilancio dell’Unione Europea, e che lo facciano con il senso della storia e non delle scadenze elettorali.
Lettera al direttore de “IL FOGLIO”, Claudio Cerasa.
Anno XXII numero 230 – Pag IV – IL FOGLIO QUOTIDIANO – Venerdì 29 settembre 2017
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