Martedì 13 settembre 2016, Camera dei Deputati.
Dichiarazione di voto su:
Rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato per l’esercizio finanziario 2015 (C. 3973); Disposizioni per l’assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l’anno finanziario 2016 (C. 3974-A).
Signor Presidente, signori del Governo, Onorevoli Colleghi,
l’approvazione del rendiconto generale dello Stato per il 2015 e dell’assestamento per l’esercizio 2016 è un passaggio di grande rilevanza nel ciclo di bilancio, un passaggio attraverso il quale vengono presentati alle Camere i risultati definitivi della gestione economica finanziaria dell’anno passato e gli aggiustamenti richiesti nelle previsioni per l’anno in corso.
Questi documenti sono perciò la fotografia finale dei risultati delle scelte di politica economica, la cui analisi ci permette di fare il punto sull’azione governativa.
Dall’analisi, per quanto sommaria, dei saldi del bilancio dello Stato per il 2015 si evince in prima battuta un complessivo miglioramento rispetto alle previsioni definitive e per la maggior parte dei parametri, anche rispetto ai risultati consuntivi del 2014.
Sottolineo innanzitutto un dato di importanza rilevante: nel 2015 il Pil e’ aumentato dell’ 1,5% per cento in termini nominali e dello 0,8% in termini reali; dopo 3 anni di decrescita – -2,8% nel 2012, – 1,7% nel 2013 e -0,3 nel 2014 – ritorniamo in territorio positivo.
Un risultato importante, che legato alle previsioni di crescita recate dal DEF 2016 sia per l’anno in corso che per gli anni successivi, ci conferma che la fase negativa e’ ormai conclusa.
E a chi obiettera’ che proprio negli ultimi giorni l’Istat ha annunciato crescita zero per il secondo trimestre, ricordo che la stessa ISTAT ha comunque rivisto al rialzo il dato per l’intero anno 2016, dato che sarà positivo anche nel 2017.
Il Paese si muove. Lentamente, ma si muove, nonostante tutte le difficoltà
Nel rendiconto 2015 due indicatori significativi, il saldo netto da finanziare, pari a -41,5 miliardi, ed il ricorso al mercato, di – 257 miliardi, presentano valori nettamente migliorativi rispetto alle previsioni iniziali ed a quelle assestate, oltre ad essere piu’ favorevoli rispetto ai risultati del 2014, risultando oltre al resto nettamente al di sotto dei tetti massimi stabiliti dalla legge di stabilità per il 2015 .
Risultati positivi, che costituendo una componente fondamentale del Conto delle Amministrazioni pubbliche – utilizzato come esclusivo quadro di riferimento per la verifica del rispetto dei vincoli europei,- ci hanno permesso di chiudere il 2015 con un rapporto debito/Pil pari al 2,6 %, risultato decisamente migliore rispetto al triennio precedente, che pure aveva visto l’indebitamento posizionarsi costantemente attorno al limite del 3%.
Un risultato significativo, che molti Paesi europei non sono riusciti a raggiungere .
Solo per fare qualche esempio, la Spagna con un deficit del 4,5%, Francia con il 4,1, la Finlandia, che registrata un dato attorno al 3,5%, oltre al Portogallo ed alla Grecia, sono ben al di sopra dei limiti fissati dalla governance europea.
La politica economica messa in campo dal Governo dimostra quindi di funzionare, di dare risultati positivi, per quanto ancora quantitativamente modesti, anche se certamente i problemi da risolvere restano ancora molti, ad iniziare da un debito pubblico importante che nonostante i tanti sforzi compiuti si continua a far fatica a ridurre .
In un quadro generale europeo che appare caratterizzato da una sostanziale debolezza di fondo, di carattere strutturale , il nostro Paese ha avuto la capacità e la forza di assumere decisioni e mettere in campo interventi significativi per il proprio futuro.
La legge di stabilità per il 2015, i cui effetti sono ricompresi nel Rendiconto dello Stato che oggi analizziamo, così come anche quella relativa al 2016, hanno costituito dei tasselli di fondamentale importanza nell’ambito dell’azione organica e complessiva che il Governo deve attuare per sostenere la ripresa economica.
La strategia e’ stata quella di favorire la crescita e l’occupazione, realizzando riforme strutturali ormai non più posticipabili, favorendo la propensione al consumo di imprese e famiglie, rilanciando gli investimenti, riducendo la tassazione , il tutto senza dimenticare chi da solo non ce la fa, i più deboli
Il 2015, così come il 2016, ha visto gli effetti di una serie di provvedimenti che hanno privilegiato lo sviluppo, la ripresa economica e l’occupazione.
Ne voglio ricordare solo qualcuno: la riduzione dell’Irap a carico delle imprese innanzitutto, con l’esclusione dalla base imponibile del costo del lavoro per i dipendenti a tempo indeterminato, che ha segnato un passo importante nel processo di alleggerimento del cuneo fiscale.
Gli sgravi contributivi relativi alle nuove assunzioni, riconfermati nell’anno successivo seppure per importi più limitati, hanno costituito, insieme con la novità introdotte dal Jobs Act, una spinta per nuova occupazione: e’ proprio di ieri la rilevazione dell’Ista che certifica 439.000 occupati in più nel periodo luglio 2015/luglio 2016.
Le molte misure finalizzate a stimolare gli investimenti e l’innovazione aziendale – il rifinanziamento della Legge Sabatini, il credito d’imposta per spese di ricerca e sviluppo, il nuovo regime di patent box, hanno promosso e sostenuto la crescita delle nostre aziende, perché il reddito, prima di essere redistribuito, deve essere creato.
Ma la spinta che il Governo ha voluto imprimere al Paese non ha riguardato solo il settore economico: la legge delega per la riforma della pubblica amministrazione, la riforma della scuola, il decreto sulle banche popolari, il nuovo codice degli appalti pubblici , il disegno di legge sulla green economy e molto altro ci hanno dimostrato la volontà di questo governo di voler riportare il nostro Paese ad occupare il posto che merita.
Una spinta che è continuata anche nel 2016, con una manovra fortemente espansiva grazie anche alla flessibilità europea, per dare riposte forti e concrete alle necessità segnalate dal Paese, che chiede lavoro, sicurezza e minor pressione fiscale per famiglie ed imprese, per sostenere consumi ed investimenti .
E le risposte sono arrivate, precise e definite, e si chiamano rinnovo degli sgravi contributivi per nuove assunzioni, tassazione agevolata del salario di produttività, eliminazione della Tasi sulla prima casa, regimi forfettari di favore per start up e professionisti, maxi ammortamenti , nuove assunzioni e bonus di 80 euro mensili per le forze dell’ordine , l’allargamento della non tax-area per i pensionati più deboli .
Ma fra a tutti questi provvedimenti ce ne è uno che voglio sottolineare in particolare : nel 2016 questo Governo ha messo sul tavolo oltre un miliardo di euro per combattere le nuove povertà e continuerà a farlo, con ulteriori cospicue risorse, nel prossimo anno, con l’introduzione del reddito di inclusione, l’intervento più importante mai varato in Italia contro la povertà assoluta
Una cifra mai stanziata prima, uno sforzo forte, come richiede la drammaticità di una situazione che vede oltre un milione e mezzo di famiglie italiane prive dei beni e dei servizi di prima necessità .
Per concludere, nel rendiconto dello Stato per il 2015 che oggi approviamo in via definitiva, ed il bilancio 2016, relativamente al quale voteremo la delibera di assestamento, troviamo come filo conduttore le stesse ragioni che tre anni fa spinsero molti di noi a impegnarsi in politica: il coraggio delle riforme, la volontà di rialzare la testa, il desiderio di essere al fianco di chi è rimasto indietro, l’ambizione di vivere in un Paese giusto, dinamico, innovato.
Siamo convinti di essere sulla strada giusta e continueremo a spronare ed incalzare il Governo sulla strada intrapresa dell’ammodernamento, delle riforme e dell’equità, perché vogliamo che il nostro Paesetorni ad essere una terra di opportunità e di prosperità.
E per raggiungere questo risultato, sono tre le azioni che ritengo dovrebbero essere messe in campo :
- Una rivisitazione del Jobs Act. Per quanto questa riforma abbia introdotto importanti novità, il mondo del lavoro presenta ancora troppe rigidità. Il Jobs Act è una riforma con il freno a mano tirato, non di largo respiro.
Serve più flessibilità, prevedendo soprattutto forme contrattuali a tempo determinato per i giovani.
- Maggiore attenzione all’economia reale, alle imprese, al commercio, all’artigianato. Sosteniamo il ritorno in Italia di produzioni delocalizzate, favoriamo nuovi insediamenti produttivi, anche esteri. La crescita del Paese deve fondarsi sull’aumento del Pil , non su elargizioni fini a sé stesse finanziate dall’aumento del deficit
- Procediamo finalmente ad una seria azione di riduzione della spesa improduttiva. Finora, piu che di spending review abbiamo visto solo di spending. Ci sono ampi margini di azione su questo fronte, basta volerlo.
Scelta Civica voterà a favore dei provvedimenti in esame.