”Sua Santita’, Sono il peggiore dei suoi convinti discepoli. Sono un imprenditore, un capitalista come direbbe qualcuno, e sono un politico: dunque, faccio parte di coloro che sono oggetto dei Suoi quotidiani rimproveri. Oggi ho letto che Ella avrebbe incoraggiato persone che violano la proprieta’ privata e pubblica a proseguire nella loro attivita’, anche se questa e’ considerata illegittima dalla legge degli uomini, dalla legge di Cesare”. Lo scrive il deputato di Scelta Civica, Gianfranco Librandi, in una lettera indirizzata a Papa Francesco. ”Ebbene– prosegue Librandi- non capisco e da umile pecorella del gregge della Chiesa La prego di aiutarmi a comprendere. Da imprenditore e da politico, ho sempre trovato conforto e ispirazione nella parabola dei talenti, quella che spinge tutti noi a lavorare e a fare di piu’, in vista di una ricompensa oggi terrena e domani, speriamo, ultraterrena. Con questo spirito – aggiunge il deputato di Scelta Civica – mi impegno nel mio lavoro e provo con tutto me stesso a migliorare la politica e’ la societa’. Ho poi sempre creduto che il mio dovere di uomo fortunato fosse quello di dividere il mio mantello con il povero, come nostro Signore Gesu’ Cristo ci ha insegnato: umilmente, provo ogni giorno a dividere quel che ho con il prossimo, creando opportunita’ di lavoro e di occupazione e dedicandomi ad opere di bene. Ma nelle Sacre Scritture c’e’ scritto ‘non rubare’ e ho sempre pensato che l’azione di occupare la casa altrui fosse un furto che la legge di Dio, prima di quella di Cesare, condanna con forza. Dove sbaglio, Santo Padre? Mi spieghi, per favore, non capisco piu’, mi Illumini”, conclude Librandi.