La coerenza, in politica come nella vita, paga. Con Matteo Renzi avevamo aperto alla formazione di un governo formato da una maggioranza che comprendesse anche il M5S a condizione che questo governo avesse come priorità assoluta il blocco dell’aumento dell’Iva nel 2020. Non ci saremmo mossi di un centimetro da quell’impegno e così è stato, anche rispetto a qualche tentennamento da parte di altri interlocutori della maggioranza parlamentare. Siamo un movimento “no tax” e come tale ci comportiamo.
L’Italia ha sperimentato negli ultimi anni una stagnazione nei consumi interni che ha rappresentato il freno principale alla crescita del Paese. La forza e l’inventiva dei nostri imprenditori ha compensato grazie al successo crescente del Made in Italy nel mondo, ma le esportazioni non sono da sole sufficienti a produrre sviluppo, occupazione e crescita stabile. Far ripartire la domanda interna e dare vitalità e fiducia ai consumatori italiani è un obiettivo irrinunciabile, che un aumento (anche solo parziale o selettivo) dell’Iva avrebbe compromesso. Continueremo a vigilare perché nessuno pensi di riproporlo, in sede di esame ed approvazione della legge di bilancio.
Bloccare l’aumento dell’Iva ovviamente non basta: occorre stimolare la domanda interna riducendo la tassazione sul reddito delle persone fisiche e sul lavoro. Le risorse immaginate dal governo nella Nota di Aggiornamento del Def, i 2,5 miliardi di euro per una prima riduzione del cuneo fiscale, sono un “incoraggiamento”, non sono una misura esaustiva. Occorre reperire ulteriori risorse, attraverso un impegno più deciso di riduzione di sprechi e spesa pubblica improduttiva e con scelte mirate e politicamente coraggiose. L’obiettivo di spending review preventivato dal MEF (1,8 miliardi) può essere migliorato, ma soprattutto bisogna riflettere sull’utilità di tenere attiva la misura simbolo della Lega al governo, Quota 100. L’anticipo pensionistico a 62 anni con 38 anni di contributi è stato un intervento di cui hanno beneficiato solo quanti potevano permetterserlo, ma i cui costi sono scaricati sia sui giovani (che non ne beneficeranno e che pagheranno contributi salati) sia sui lavoratori impiegati in ambiti davvero usuranti, verso i quali avremmo potuto destinare una parte delle risorse destinate a Quota 100.
Dunque, su questa direttiva ci muoviamo con Italia Viva: niente aumenti dell’Iva, né nel 2020 né dopo, ma al contrario un impegno costante per la riduzione della tassazione a carico degli italiani. C’è chi aveva promesso la flat tax, lasciando però ai contribuenti il conto salato del Papeete. E c’è chi come prima cosa blocca ogni aumento di tasse e si prepara, da subito, a ridurle davvero.
Il mio intervento oggi, 02 ottobre 2019, sul quotidiano “La Prealpina“.
#AumentoIVA #Tasse #Lavoro