“Nell’assoluto rispetto delle prerogative e dell’indipendenza della magistratura, cui è demandato il compito fondamentale dell’individuazione delle cause e delle responsabilità nella vicenda Ilva, è responsabilità delle istituzioni politiche salvaguardare i diritti dei lavoratori e tutelare gli interessi dell’industria nazionale”. E’ quanto scrive il deputato di Scelta Civica, Gianfranco Librandi, in un’interrogazione parlamentare al Ministro delle Attività Produttive.
Per Librandi il governo dovrebbe “valutare un’estensione delle disposizioni della legge 231 del 2012 (la cosiddetta legge Salva-Ilva del governo Monti) alle aziende facenti parte dei gruppi industriali cui appartengono gli stabilimenti di interesse strategico nazionale“, incluse cioè le 13 imprese recentemente oggetto del sequestro disposto dal gip di Taranto.
“Sebbene la legge 232 del 2012 limiti la sua portata agli stabilimenti industriali di interesse strategico (nel caso dell’Ilva, quello di Taranto) – scrive l’esponente di Scelta Civica – sono evidenti le implicazioni negative per lo stesso stabilimento e, più in generale, per l’intera operatività del gruppo, derivanti dal sequestro di beni, conti e partecipazioni di società collegate o controllate”.
“Il principio della continuità produttiva di un complesso industriale così articolato come il gruppo Riva – scrive Librandi nell’interrogazione – non può essere inteso in senso formale, con la semplice identificazione per via giudiziaria di un amministratore esterno: una eccessiva compressione del diritto di proprietà degli azionisti compromette l’accesso al credito delle imprese, i rapporti con fornitori e clienti e la capacità di competere sul mercato”.