“La legge delega sul lavoro non ha l’effetto di evitare le scazzottate sull’articolo 18. Semplicemente, nel testo presentato dal governo, si elude il problema. E le parole di Poletti di oggi confermano che non si ha alcuna intenzione di affrontare una questione che non è di ‘bandiera’, ma di merito: se una volta terminato il periodo di prova previsto dal contratto a tutele crescenti, si ritorna a un rapporto di lavoro ingessato dall’articolo 18, come è attualmente, allora questa riforma è inutile, perché ricrea una situazione di sostanziale illicenziabilità del lavoratore che disincentiva le aziende ad assumere con contratti standard”. Lo afferma in una nota il deputato di Scelta Civica, Gianfranco Librandi. “A tutto questo – prosegue – si aggiunge l’imposizione del tetto del 20% dei contratti a termine che impedisce alle imprese di dare lavoro ai giovani. Credo che sull’articolo 18, così come su altri aspetti delle politiche del lavoro, una bella e metaforica scazzottata sia salutare, perché segnerebbe il confine tra chi sta con gli italiani e vuole migliorare il mondo del lavoro, rendendolo più accessibile a lavoratori e aziende, e chi invece – conclude Librandi – si nasconde dietro un totem per lasciare tutto così com’è”.
Dichiarazione apparsa sul sito “Il Velino”.