Il mio articolo per Affaritaliani.it del 10 giugno 2016.
L’alleanza di fatto tra Matteo Salvini e Beppe Grillo, uniti contro Renzi, contro l’Europa e contro l’euro, è quanto di più distante ci possa essere dalle esigenze e le aspirazioni dell’opinione pubblica moderata italiana, quella che alla politica chiede risposte concrete, quella che lavora, investe e produce. Soprattutto se Silvio Berlusconi deciderà di seguire il consiglio del suo medico personale, il dottor Zangrillo, e lascerà la politica attiva per dedicarsi di più a se stesso e regalarsi un po’ di comprensibile riposo, quell’area moderata avrà un evidente vuoto di leadership politica. Non potrà certo essere la Lega salviniana delle ruspe e delle felpe a rappresentarla, è un pericolo che l’Italia non può correre. Quel che serve ora, anche all’interno dell’attuale maggioranza del governo, è una maggiore capacità di parlare ai ceti produttivi, ai lavoratori autonomi, agli imprenditori, ai professionisti, a chi culturalmente e socialmente non si sente rappresentato né dai sindacati né da una certa sinistra legata a logiche del passato. E con quale linguaggio bisogna parlare a questi elettori? Con quello delle “cose da fare”, non quello delle chiacchiere e delle boutade alla Salvini.
Fin dalle prossime settimane, dobbiamo saper mettere in campo nuove misure di rilancio dell’economia, degli investimenti e del lavoro.
È con questo spirito e con questi ideali (non molto diversi da quelli della “rivoluzione liberale” con cui Berlusconi entrò in politica) che bisogna contrastare e battere questo nuovo “Carroccio a 5 Stelle”, che sta sostenendo e commissariando le candidature di Parisi a Milano e della Raggi a Roma.