Lunedì 21 dicembre 2016, Camera dei Deputati.
Intervento, a nome di Civici e Innovatori, durante:
Discussione della relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell’articolo 6, comma 6, della legge 24 dicembre 2012, n. 243 (Doc. LVII-ter, n. 1).
Signora Presidente, Signori del Governo, Onorevoli Colleghi,
Oggi discutiamo di un provvedimento di importanza cruciale per il futuro dell’economia italiana, la creazione di uno scudo di sicurezza per la tenuta e la solidità del sistema bancario italiano, e lo facciamo nel pieno rispetto delle regole europee sui salvataggi bancari e della Costituzione Italiana.
Stiamo operando in conformita’ all’ Articolo 81 sul pareggio di bilancio, che impone al governo di richiedere l’autorizzazione a maggioranza assoluta del Parlamento per l’aumento straordinario del debito pubblico.
In qualche modo la discussione e la scelta che ci apprestiamo a compiere smentiscono la convinzione secondo cui il Fiscal Compact sarebbe una camicia di forza insostenibile per l’Italia.
In realtà, come si vede, le regole sul pareggio di bilancio hanno una propria flessibilità, giustamente sottoposta a un voto parlamentare a maggioranza assoluta.
Da uomo di culturale liberale, da europeista convinto ma anche da cittadino contribuente, non amo l’idea di uno Stato costretto a ricorrere al debito pubblico per salvaguardare l’operatività e la solidità di una o più banche.
Penso che sia una scelta sempre e comunque dolorosa, che non può essere presa a cuor leggero, quella di ricorrere al debito pubblico, anche se in un recente passato molti Stati, a partire dalla Germania, sono intervenuti pesantemente per sostenere giustamente le loro banche.
I 20 miliardi di euro che oggi autorizziamo, ha ricordato ieri qualcuno, sono circa 327 euro per ogni residente italiano, bambini inclusi.
Se non accompagnata da una rigorosa riduzione della spesa pubblica e da uno sforzo importante per riportare in Italia lavoro, per aumentare il PIL
ed alleviare le sofferenze dei nostri giovani, questa spesa si tradurrebbe in futuro in maggiori tasse per i contribuenti.
Per questo l’appello vibrante che rivolgo al governo e alla maggioranza è il seguente: non illudiamoci che una misura “una tantum” sia indolore, mettiamoci subito al lavoro perché riprenda con convinzione l’azione di spending review.
Esistono margini ampi di riduzione degli sprechi pubblici, vanno perseguiti.
Sono molti i settori in cui attraverso una gestione oculata si potrebbero ottenere importanti risparmi di spesa, per esempio nel settore energetico ( condizionamento, riscaldamento ed illuminazione).
Una decisione sofferta, quale la messa a disposizione di 20 miliardi di euro finanziati a debito, può essere assunta secondo il gruppo Civici e Innovatori solo a due condizioni.
La prima: che le risorse impiegate non siano un regalo, ma servano anzitutto per incoraggiare il mercato a scommettere sul futuro del Monte dei Paschi di Siena, della Popolare di Vicenza e delle altre banche interessate.
La presenza dello Stato è un messaggio agli investitori: abbiate coraggio e investite perché non perderete i vostri soldi, il sistema bancario è protetto da uno Stato pronto a fare quel che serve per tutelare il risparmio dei suoi cittadini.
Oggi il Parlamento, auspicabilmente con una maggioranza più ampia di quella che sostiene il governo, dà mandato all’esecutivo di sostenere il mercato, non di sostituirsi a esso.
La seconda condizione per l’intervento che ci apprestiamo a varare riguarda il rapporto tra la politica e il management bancario.
Voglio dirlo con chiarezza: basta sconti e indulgenza nei confronti di chi ci ha portato a queste situazioni.
Se oggi il governo chiede 20 miliardi al Parlamento, e dunque all’Assemblea che rappresenta la sovranità popolare, ciò avviene perché la gestione pluriennale delle banche in crisi è stata superficiale, irresponsabile e miope.
Invito il governo affinché inizi una seria riflessione sulle responsabilità gestionali, sugli incentivi e i disincentivi economici che spesso finiscono per condizionare le scelte gestionali e finanziarie, sulla trasparenza delle scelte adottate negli anni.
Se sarà necessario mettere mano a riforme normative, lo si faccia. Lo Stato si faccia promotore di nuove regole, più giuste e più eque.
Non e’ possibile vedere amministratori che abbandonano banche che loro stessi hanno contribuito ad affondare con liquidazioni e buoneuscite milionarie, mentre i risparmiatori rischiano di perdere tutto .
Le due condizioni cui ho fatto cenno rappresentano per il gruppo Civici e Innovatori una base irrinunciabile, perché l’intervento che oggi approviamo deve sottostare a due principi cruciali: lo Stato funziona se crea le condizioni perché il mercato funzioni, senza sostituirsi a esso; i salvataggi pubblici debbono essere indirizzati a tutelare i risparmiatori, non i banchieri e i grandi azionisti irresponsabili.
Un’ultima riflessione riguarda l’Unione Europea.
Quel che sta accadendo in Italia è sotto la lente d’ingrandimento a Bruxelles e in tutte le capitali europee.
Non perché siamo “sorvegliati speciali” o altre stupidaggini demagogiche, ma perché il modo in cui l’Italia affronterà il delicato scoglio della crisi di alcune banche sarà un test per il futuro, una prova di forza e di credibilità per l’intera area euro.
Noi ci muoviamo nel pieno rispetto delle regole e dello spirito di responsabilità che muove l’intera avventura dell’integrazione europea, oggi fondamentale per affrontare attacchi terroristici e derive populiste.
In questo, aiutiamo l’Europa a essere più forte e l’Italia più forte in Europa.
IL Gruppo di Civici e Innovatori voterà a favore della risoluzione di maggioranza ed esprimerà voto contrario alle altre.