Il mio articolo per Affaritaliani.it del 30 giugno 2016.
C’è in Italia un leader di governo, Matteo Renzi, capace di parlare ad una platea molto più ampia di quella del suo partito, che anzi sembra impegnato in un tentativo suicida di ridurre sempre di più il proprio elettorato potenziale. Con questa dinamica, il rischio molto forte è che a Renzi manchi il terreno sotto i piedi per poter continuare nel percorso di riforme economiche, sociali e istituzionali intrapreso nel 2014.
Per vincere il referendum costituzionale, ad esempio, c’è probabilmente bisogno di 15 milioni di Sì, mentre il PD ne può mobilitare 10 o forse 11, non di più. Chi e cosa può fare la differenza e permettere – come auspicabile – la vittoria del referendum costituzionale? La nascita e l’affermazione di un nuovo fronte riformatore, europeista, liberale e popolare. Un tempo avremmo detto: un “partito di centrodestra moderato”, capace di offrire ai cittadini proposte per la sicurezza delle nostre città, per il benessere delle nostre famiglie, per il contrasto della povertà e il disagio e per la creazione di ricchezza e di lavoro da parte delle nostre imprese. Una forza politica che coniughi libertà, solidarietà e sicurezza, nella migliore delle tradizioni dei partiti di centrodestra occidentali. Perché in Italia manca questo partito? Non perché manchino gli elettori, tutt’altro. Ma perché nessuno ha saputo finora modernizzare la visione che negli Anni Novanta Silvio Berlusconi offrì agli italiani. Non saranno né le urla di Salvini, né i centrini paludati, a muovere il cuore e la mente di milioni di elettori di centrodestra.
Occorre creare una piattaforma politica che dica con semplicità: il nostro obiettivo è proteggere i tuoi soldi (in euro, ovviamente, non in fantomatiche nuove lirette o marenghi padani) dalle troppe tasse o dai rischi dei mercati internazionali, tutelare la tua sicurezza personale e familiare e promuovere la tua libertà di lavorare e di investire. Occorre una forza politica che ispiri fiducia e credibilità negli italiani, che sia responsabile nelle proprie scelte, che sappia raccontare la verità dei problemi e la difficoltà delle soluzioni. C’è un vuoto di rappresentanza, insomma. È uno spazio di opportunità che donne e uomini di buona volontà debbono cogliere, ora o mai più.
Gianfranco Librandi